L’appoggio del piede nel runner: ruolo in prestazione e prevenzione infortuni
Quando parliamo dell’appoggio del piede nel runner, ci riferiamo al modo in cui il piede entra, supporta e lascia il suolo durante la corsa: un elemento cruciale per efficienza, comfort e riduzione del rischio infortuni. Analizzare correttamente l’appoggio aiuta non solo a scegliere la scarpa giusta, ma anche a impostare una preparazione biomeccanica ottimale per ogni corridore.
Anatomia e funzione dell’appoggio piede nel runner
Il piede è una struttura complessa: comprende 26 ossa più numerosi legamenti, muscoli e articolazioni e agisce come un sistema dinamico in grado di adattarsi al terreno, assorbire urti e trasformare la forza muscolare in spinta. In fase di corsa, la volta plantare — formata da diversi archi — funge da vero e proprio ammortizzatore naturale, modulando forma e rigidità in base al carico e al terreno.
La capacità di adattamento della volta plantare è fondamentale: quando la curvatura e la funzione degli archi sono alterate (per ragioni anatomiche o funzionali), l’appoggio diventa inefficiente e può portare a stress su articolazioni come caviglia, ginocchio e anche.
Tipologie di appoggio: come riconoscerle e cosa significano
Studiando l’appoggio del piede nel runner si possono identificare tre diverse tipologie:
- chi corre con il retropiede
- chi corre con il mesopiede
- chi corre con l’avanpiede
Movimenti delle braccia, inclinazione del corpo e tipo di passo sono variabili che si modificano a seconda dell’approccio
Ogni corridore ha caratteristiche anatomiche e muscolari uniche; la combinazione di queste determina un tipo di appoggio prevalente.
Tra i profili più diffusi:
- Iperpronazione (pronazione eccessiva): la volta plantare cede molto, l’arco interno è basso. L’impronta è ampia e “schiacciata”. A ogni appoggio il piede assorbe male le forze; muscoli e legamenti sono sottoposti a stress continui. Nel tempo possono insorgere problemi alle caviglie, alle ginocchia o tendiniti.
- Piede piatto: la volta plantare è quasi completamente “spianata”. L’arco interno è assente o poco marcato. Il carico si distribuisce male; l’intera pianta sopporta pressione eccessiva, con rischio elevato di sovraccarichi e instabilità.
- Supinazione eccessiva / piede rigido / piede cavo: la volta plantare è molto arcuata, la pianta del piede rigida. L’appoggio è di superficie ridotta e poco adattabile; l’ammortizzazione è minima, con conseguente aumento della forza trasmessa a caviglia e ginocchio. Tendini e legamenti sono sollecitati oltre misura e la probabilità di distorsioni o infortuni cresce.
Comprendere il proprio profilo di appoggio è il primo passo per correggere eventuali disfunzioni e personalizzare scarpa, allenamenti e lavoro tecnico.
Dal test statico all’analisi dinamica: l’evoluzione diagnostica per comprendere l’appoggio del piede nel runner
Tradizionalmente si usavano metodi statici come l’impronta su carta o i test “del piede bagnato”, utili per un primo approccio — ma con limitazioni evidenti: valutano il piede a riposo, non durante la corsa.
Oggi, grazie a tecnologie avanzate e metodiche dinamiche, è possibile analizzare l’appoggio reale durante la corsa. Tra queste, spicca la proposta di Posturagram e dal Dott. Matteo Garbini: mediante solette sensorizzate inserite nella scarpa durante la corsa, si misura la distribuzione delle pressioni, la sequenza del passo e i tempi di contatto e spinta. Un’analisi di questo tipo consente di ottenere dati oggettivi, utili per:
- identificare e correggere disfunzioni biomeccaniche;
- personalizzare la scelta della scarpa o l’uso di plantari;
- impostare un programma tecnico e di allenamento mirato per migliorare l’efficienza e prevenire infortuni.
Questa evoluzione, che permette una valutazione funzionale reale, rappresenta un salto di qualità fondamentale per ogni runner consapevole.
In Training and Rehab si possono inoltre effettuare dei test di mobilità funzionale iniziale che aiutano a valutare se gli schemi motori per la corsa sono effettivamente corretti; a questo gruppo appartengono test di mobilità articolare, test che utilizzano sensori Kinvent, test biomeccanici. Permettono di capire come le articolazioni reagiscono alla corsa e di comprendere come migliorare la funzionalità stessa per raggiungere performance migliori.
Perché un’analisi professionale è fondamentale per un runner
Affidarsi a un’analisi corretta e professionale dell’appoggio ha vantaggi concreti:
- Si riducono le probabilità di sovraccarichi e infortuni a caviglia, ginocchio e colonna.
- Si migliora l’efficienza della corsa: un appoggio bilanciato significa minore dispendio energetico e maggior resa.
- Si definisce una base scientifica per la scelta di scarpe, plantari o programmazione tecnica.
- In caso di disfunzioni, si può intervenire rapidamente con strategie personalizzate (esercizi, potenziamento, neuromobilità, interventi posturali).
In contesti professionali come quello che assicuriamo, queste valutazioni fanno la differenza tra correre “per inerzia” e correre con consapevolezza ed efficienza.
Emanuel Giulian
Massofisioterapista e preparatore fisico atletico
Specializzato sulla prevenzione agli infortuni nello sport
Laurea in scienze motorie

